Autodifesa

Saranno state le due di notte o giù di lì. Era stata una serata lunga ed Emily era stanca. Giorgia si apprestava ad andare via. Disse a Emily: - Sei sicura di non voler venire con me? È molto tardi...
- Stai tranquilla, mi verrano a prendere da un momento all'altro- rispose.
Non sembrava molto convinta, ma Giorgia doveva per forza andare, e del resto l'amica sapeva badare a se stessa. Passò l'autobus, portandola via con sé. Emily passeggiò avanti e indietro per il marciapiede, soffiandosi sulle mani per riscaldarsi. Nel frattempo iniziava già a maledirsi per aver lasciato andare via Giorgia. Passarono dieci minuti, poi venti, e il pensiero raggelante che nessuno sarebbe venuto si faceva lentamente strada nei pensieri della ragazza. Quando tutto a un tratto vide due luci di un auto in lontananza e, più questa si avvicinava, più lei iniziava a rincuorarsi: l'auto era infatti una Punto grigia, così come l'auto di suo padre. Fece qualche passo in direzione della macchina... poi si fermò. C'era qualcosa che non andava. L'uomo al volante non sembrava affatto suo padre. Vedendo che questa rallentava si girò e camminò nel senso opposto sempre più velocemente, fino quasi a correre. Non ci fu niente da fare. L'uomo, che nel frattempo era sceso in strada, bruciò in pochi passi la distanza che c'era tra loro, l'afferrò con violenza e le mise un panno bagnato in faccia soffocandole un grido. In pochi secondi si fece tutto sfocato... ed Emily svenne.

Emily si svegliò confusa e con i polsi che le bruciavano. L'aria puzzava di benzina e di chiuso e in breve si accorse di essere legata ad una sedia. Si guardò intorno e quello che vide le gelò il sangue. Da una parete all'altra erano appese varie macchine con punte, funi e ingranaggi ancora sporchi di sangue rappreso. In un angolo c'era un tavolo con coltelli, pinze e siringhe di varie dimensioni ordinati in modo quasi maniacale. Dopo poco sentì dei passi provenire dal piano di sopra ad annunciare il suo carceriere, che si presentò con un passamontagna e un grembiule da macellaio macchiato. Senza dire niente, si avvicinò al tavolo con i coltelli e prese la siringa. Sotto lo sguardo terrorizzato di Emily la riempì con un liquido verdognolo, afferrò un laccio emostatico e lo legò al braccio della ragazza. Poi, con un colpo deciso ma di una precisione chirurgica, le centrò la vena e le iniettò lo sconosciuto veleno. Immediatamente questa fu colta da violente convulsioni, le si dilatarono le pupille e le si annebbiò la mente. Questo le disegnò un lungo taglio sulla guancia, completamente indifferente alle urla disperate di questa. Il carnefice la guardò negli occhi, dopodiché si girò per andare a prendere le pinze. ma ad un tratto, spinta da una forza e una follia che non sapeva di possedere, Emily si alzò in piedi e, ancora attaccata alla sedia, si avventò sul collo dell'uomo, squarciandolo con i denti. - Puttana!- gridò sgomento lui. La ragazza però, le vene del corpo che guizzavano, si girò di scatto andando a colpire con la sedia la testa del carceriere, facendolo cadere a terra svenuto. 

Due ore dopo sono entrambi a terra. L'uomo, con il ventre dilaniato e le interiora fuoriuscite. Emily, distesa con il coltello nel suo pugno. 

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