Racconto breve inventato: Le strane abitudini del signor Walde
Era una mattina, il sole era alto all'orizzonte e il freddo gelava la città di Berlino. Le case erano imbiancate dalla neve, i tetti congelati e una nevicata così forte non si osservava da anni. In particolare una casa, di color turchino, si stagliava nell'area più occidentale della città, dove c'era un caminetto fumante, dal quale uscivano i più vari fumi, composti da carbonio e ossigeno. La porta di questa casa era di un color marrone, il materiale era legno di scarsa qualità, non come quello che veniva dalle foreste scandinave e che rivestiva il mobilio dei più ricchi signori e nobili della città. L'interno non era da meno, spoglio e disordinato, con qualche mobile forse, che in tempi migliori aveva avuto più fortuna. Le pareti erano state imbiancate da poco, cosa ancora più strana, pareva che non c'erano state visite e quindi il padrone della casa doveva aver fatto quel lavoro da solo, forse per qualche mistico rituale le aveva imbiancate, dato che non si soffermava molto sull'interno dell'abitazione.
C'era un calderone sopra un fuoco, animato dalla legna; vicino alla parete c'era una biblioteca, molto disordinata, c'erano diversi libri, inerenti a varie branche della scienza.
Filosofia,medicina,archittetura,biologia,matematica,storia e anche qualcosa di più. Questi libri suggerivano che il proprietario di questo luogo dovesse avere una profonda sete di conoscenza, ma per certi versi era proprio così. Fu così che apparve, un fremito si udì provenire dalla camera da letto, e si palesò un uomo, basso, con una barba brizzolata, vestito con abiti borghesi. Gli occhi erano scuri come il carbone, poteva avere un età compresa tra i quaranta e i cinquant'anni, sul viso appariva qualche ruga, era stempiato, e nella sua espressione si poteva osservare il cenno di un lieve squilibrio mentale. Il suo nome era Kurt Walde, un nobile decaduto, costretto più di vent'anni fa ad abbandonare la sua famiglia, perchè accusato dell'omicidio di un lontano parente per una questione d'onore. Allora era il conte di Byron, un ramo di una antica famiglia inglese emigrata in Germania verso la fine del 1700.
Walde conduceva una vita molto ritirata, non parlava con nessuno, aveva anche rinunciato all'amore, ma gli piaceva condurre qualche lavoro come imbiancare le pareti, per ricordarsi che non doveva farsi aiutare da nessuno, nonostante fosse un nobile. Nel tempo libero studiava e approfondiva le sue conoscenze in numerosi campi, erano anni che lo faceva, le persone che parlavano con lui lo definivano un erudito, ma forse non voleva sentirsi dire questo, voleva sfuggire al conformismo, e per farlo aveva delle abitudini alquanto singolari. Usciva di casa la mattina per poi ritornare nel primo pomeriggio, amava pranzare in una osteria di Berlino, frequentata da persone della piccola borghesia, ma non erano forse suoi amici, si lasciava andare ai passatempi, gli piaceva la carne, la selvaggina che amava cacciare nella foresta nera anni prima assieme ai suoi servitori; poi, quando tornava a casa, studiava e forse preparava quelle conoscenze per una vendetta, per un piano che solo la sua mente, perversa e diabolica, avrebbe potuto concepire.
Giulio
C'era un calderone sopra un fuoco, animato dalla legna; vicino alla parete c'era una biblioteca, molto disordinata, c'erano diversi libri, inerenti a varie branche della scienza.
Filosofia,medicina,archittetura,biologia,matematica,storia e anche qualcosa di più. Questi libri suggerivano che il proprietario di questo luogo dovesse avere una profonda sete di conoscenza, ma per certi versi era proprio così. Fu così che apparve, un fremito si udì provenire dalla camera da letto, e si palesò un uomo, basso, con una barba brizzolata, vestito con abiti borghesi. Gli occhi erano scuri come il carbone, poteva avere un età compresa tra i quaranta e i cinquant'anni, sul viso appariva qualche ruga, era stempiato, e nella sua espressione si poteva osservare il cenno di un lieve squilibrio mentale. Il suo nome era Kurt Walde, un nobile decaduto, costretto più di vent'anni fa ad abbandonare la sua famiglia, perchè accusato dell'omicidio di un lontano parente per una questione d'onore. Allora era il conte di Byron, un ramo di una antica famiglia inglese emigrata in Germania verso la fine del 1700.
Walde conduceva una vita molto ritirata, non parlava con nessuno, aveva anche rinunciato all'amore, ma gli piaceva condurre qualche lavoro come imbiancare le pareti, per ricordarsi che non doveva farsi aiutare da nessuno, nonostante fosse un nobile. Nel tempo libero studiava e approfondiva le sue conoscenze in numerosi campi, erano anni che lo faceva, le persone che parlavano con lui lo definivano un erudito, ma forse non voleva sentirsi dire questo, voleva sfuggire al conformismo, e per farlo aveva delle abitudini alquanto singolari. Usciva di casa la mattina per poi ritornare nel primo pomeriggio, amava pranzare in una osteria di Berlino, frequentata da persone della piccola borghesia, ma non erano forse suoi amici, si lasciava andare ai passatempi, gli piaceva la carne, la selvaggina che amava cacciare nella foresta nera anni prima assieme ai suoi servitori; poi, quando tornava a casa, studiava e forse preparava quelle conoscenze per una vendetta, per un piano che solo la sua mente, perversa e diabolica, avrebbe potuto concepire.
Giulio
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