Racconto breve inventato di Charles Howard
Nell'Oceano Indiano, il tempo era in tempesta, i processi atmosferici infuriavano, c'era pioggia, vento e un grande temporale costituito da tuoni e lampi, i quali si infrangevano su una nave che doveva recarsi a Ceylon, per prelevare delle perle che venivano lavorate in quei porti, da dei pescatori, la cui aspettativa di vita non superava i
quarant'anni. La nave era di medie dimensioni, era costruita in un metallo molto duro, forse titanio o acciaio, sul ponte c'erano marinai africani di origine scozzese, cinesi, i quali avevano condotto una vita marinara all'insegna della pirateria, poi qualche marinaio tedesco, mentre il capitano era inglese. Egli stava osservando e dava le disposizioni per prevenirsi alla tempesta, il suo nome era David Milton, aveva gli zigomi pronunciati, gli occhi verde bosco, i capelli nascosti da una parrucca bianca, e la corporatura robusta, egli era vestito in uniformi militari dalle quali si poteva dedurre il suo grado. Milton era pronto e gridava per farsi sentire-:''Andiamo, signori, tirate su le vele, tu Sghetul sali sull'albero maestro, Derrick e Chow tirate su le vele''. La tempesta infuriava, e Milton alzava la sciabola per incitare i suoi, non si sapeva cosa avesse in mente quel capitano dalle mente particolare o semplicemente distorta. Nel frattempo i marinai si preparavano , il capitano approfittò per andare sottocoperta, quella era una nave commerciale della compagnia delle indie orientali, aveva assoldato marinai per diverse nazionalità per non dare nell'occhio, quella nave era stata scelta per una missione segreta, portava un passeggero, un solo passeggero, questo doveva rifugiarsi in India perchè doveva scappare da diverse spie che avevano intenzione di eliminarlo, sopratutto spie francesi. Il capitano scese barcollando le scale, amava bere il rum, arrivò nei pressi di una porticina di legno, nella quale non ci doveva essere nessuno, i marinai ritenevano che fosse solamente una stanza divisoria, il capitano tirò fuori delle chiavi di ferro, le girò nervosamente nel chiavistello, la porta si aprì. Si poteva osservare una stanza meravigliosa, tappetti persiani erano stesi sul pavimento, brocche d'argento che contenevano vino francese, un tavolo con una tovaglia di ricami d'oro, al centro della stanza c'era un uomo. Questo era intento in azione a dir poco inusuale, stava dipigendo un quadro, sullo sfondo della futura opera si stagliava un paesaggio naturalistico, con due torri d'avorio e un frate che invocava la grazia, di fronte a un altro uomo che doveva essere Gesù. L'autore di questa affascinante opera artistica, era vestito in abiti civili, aveva in testa un cappellaccio nero, poi una marsina rossa con un doppio petto nero, dei pantaloni neri, molto larghi, con degli stivali di cuoio e di pelle di castoro. Aveva una faccia anonima, dove l'unica cosa strana che poteva osservare era un naso adunco e aquilino, il fisico era esile, tanto quanto le mani che tenevano con grazia il pennello. Aveva un nome comune, quindi si doveva supporre che agiva sotto copertura per il governo inglese. Quando David Milton entrò, esordì-:''Signor Smith, sempre all'opera con i suoi quadri, c'è una brutta tempesta là fuori, dovremmo arrivare tuttavia a Ceylon tra qualche ora, lei resterà nascosto qui, poi al segnale che le farò, uscirà dalla nave e potra ritornare dagli affiliati''. Smith era un tipo oscuro, dotato di un intelligenza sopraffina, riusciva a cavarsela, nelle situazioni più difficile, nel tempo libero, quando ritornava dalle missioni segrete, si dedicava alla lettura dei classici, ma sopratutto alla pittura, era uno degli artisti più in voga in Inghilterra, e diversi nobili lo chiamavano per farsi ritrarre. Era un tipo misterioso, nemmeno i suoi superiori lo conoscevano bene, leggeva diversi libri che trattavano di temi differenti. Smith stava per rispondere, quando si udì un boato, ma il capitano non poteva nemmeno immagginare di quello che stava per succedere all'esterno della cabina, un enorme onda alta almeno venticinque metre si schiantò contro la fiancata della nave che cominciava a perdere acqua. A quel botto Milton cadde stordito per terra, Smith dissè-:''Saranno morti tutti, ora è il momento di scappare per vie non terrene ma celesti''. E dopo aver terminato quella frase, si lanciò contro il quadro e scomparve. Smith era scomparso nel quadro.
quarant'anni. La nave era di medie dimensioni, era costruita in un metallo molto duro, forse titanio o acciaio, sul ponte c'erano marinai africani di origine scozzese, cinesi, i quali avevano condotto una vita marinara all'insegna della pirateria, poi qualche marinaio tedesco, mentre il capitano era inglese. Egli stava osservando e dava le disposizioni per prevenirsi alla tempesta, il suo nome era David Milton, aveva gli zigomi pronunciati, gli occhi verde bosco, i capelli nascosti da una parrucca bianca, e la corporatura robusta, egli era vestito in uniformi militari dalle quali si poteva dedurre il suo grado. Milton era pronto e gridava per farsi sentire-:''Andiamo, signori, tirate su le vele, tu Sghetul sali sull'albero maestro, Derrick e Chow tirate su le vele''. La tempesta infuriava, e Milton alzava la sciabola per incitare i suoi, non si sapeva cosa avesse in mente quel capitano dalle mente particolare o semplicemente distorta. Nel frattempo i marinai si preparavano , il capitano approfittò per andare sottocoperta, quella era una nave commerciale della compagnia delle indie orientali, aveva assoldato marinai per diverse nazionalità per non dare nell'occhio, quella nave era stata scelta per una missione segreta, portava un passeggero, un solo passeggero, questo doveva rifugiarsi in India perchè doveva scappare da diverse spie che avevano intenzione di eliminarlo, sopratutto spie francesi. Il capitano scese barcollando le scale, amava bere il rum, arrivò nei pressi di una porticina di legno, nella quale non ci doveva essere nessuno, i marinai ritenevano che fosse solamente una stanza divisoria, il capitano tirò fuori delle chiavi di ferro, le girò nervosamente nel chiavistello, la porta si aprì. Si poteva osservare una stanza meravigliosa, tappetti persiani erano stesi sul pavimento, brocche d'argento che contenevano vino francese, un tavolo con una tovaglia di ricami d'oro, al centro della stanza c'era un uomo. Questo era intento in azione a dir poco inusuale, stava dipigendo un quadro, sullo sfondo della futura opera si stagliava un paesaggio naturalistico, con due torri d'avorio e un frate che invocava la grazia, di fronte a un altro uomo che doveva essere Gesù. L'autore di questa affascinante opera artistica, era vestito in abiti civili, aveva in testa un cappellaccio nero, poi una marsina rossa con un doppio petto nero, dei pantaloni neri, molto larghi, con degli stivali di cuoio e di pelle di castoro. Aveva una faccia anonima, dove l'unica cosa strana che poteva osservare era un naso adunco e aquilino, il fisico era esile, tanto quanto le mani che tenevano con grazia il pennello. Aveva un nome comune, quindi si doveva supporre che agiva sotto copertura per il governo inglese. Quando David Milton entrò, esordì-:''Signor Smith, sempre all'opera con i suoi quadri, c'è una brutta tempesta là fuori, dovremmo arrivare tuttavia a Ceylon tra qualche ora, lei resterà nascosto qui, poi al segnale che le farò, uscirà dalla nave e potra ritornare dagli affiliati''. Smith era un tipo oscuro, dotato di un intelligenza sopraffina, riusciva a cavarsela, nelle situazioni più difficile, nel tempo libero, quando ritornava dalle missioni segrete, si dedicava alla lettura dei classici, ma sopratutto alla pittura, era uno degli artisti più in voga in Inghilterra, e diversi nobili lo chiamavano per farsi ritrarre. Era un tipo misterioso, nemmeno i suoi superiori lo conoscevano bene, leggeva diversi libri che trattavano di temi differenti. Smith stava per rispondere, quando si udì un boato, ma il capitano non poteva nemmeno immagginare di quello che stava per succedere all'esterno della cabina, un enorme onda alta almeno venticinque metre si schiantò contro la fiancata della nave che cominciava a perdere acqua. A quel botto Milton cadde stordito per terra, Smith dissè-:''Saranno morti tutti, ora è il momento di scappare per vie non terrene ma celesti''. E dopo aver terminato quella frase, si lanciò contro il quadro e scomparve. Smith era scomparso nel quadro.
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