Riflessioni esistenziali
Durante l'adolescenza, ma anche altri momenti in cui il tempo è una costante, certe volte il pensiero che può essere deformato o no, ci pone quesiti, domande a cui noi intesi come persone non riusciamo a trovare una soluzione. Problematiche che non sono nemmeno reali insinuazioni della mente, concetti astratti ma che nella vita prendono posto lasciando uno spazio di concretezza. Le domande più importanti che la coscienza si pone, potrebbero essere, chi siamo realmente noi? Cosa vi è all'interno dell'anima? Il dualismo fra bene e male rappresenta la realtà? Che cosa è l'amore? Ma sopratutto in che modo gli altri ci percepiscono a livello intelleggibile. Ritengo opportuno che l'io forse rappresenti una realtà a sè distaccata dai concetti, dalle idee stesse, l'anima sia qualcosa di metafisico collegata all'io, una branca che rappresenti un concetto dell'essere stesso ma non forse, di ogni totalità reale dell'essere. Il bene e il male sono concetti equivalenti in opposizione e congiunzione, forse Hegel aveva ragione a dire che la realtà nasce da una dialettica mista, chiunque può commettere il bene ma anche il male; in realtà dal loro contrario si può definire anche come essi rappresentano una sintesi così armonica che nemmeno la più forte forma di energia trascendentale può sciogliere. L'amore è concetto che vive a metà fra realtà e metafisica, una pulsione dell'io verso un soggetto che assume anche la funzione di oggetto dell'amore stesso, qualcosa di ambiguo, filosoficamente parlando, dove il tempo non riesce più ad avere alcuna presunzione, in quanto è una sovrapposizione ontologica che permane per una temporalità indeterminata. Gli altri ci percepiscono non solo sulla base delle nostre azioni e dei comportamenti, la mente umana è fatta per percepire e intuire, nel minimo della coscienza altrui vi sarà sempre un minimo aspetto della nostra essenza.
Giu
Giu
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