L'uscita dall'apnea.
L'estate della svolta.
Cosi chiamo la mia estate 2019.
Ad un certo punto, il mondo ha mutato la sua forma.
Le abitudini si sono fammentate.
Per tanti anni, mi è sembrato di vivere in una sorta di apnea.
Già da diversi mesi, vedevo il cielo ondulare sopra la superficie dell'acqua che da tanti anni mi avvolgeva nel suo gelido abbraccio.
Oserei anche dire che per quanto gelida fosse quell'acqua era talmente familiare che mi calmava.
Pensandoci ora nella mia mente scorrono frammenti sparsi.
Tutti troppo simili tra loro per essere stati vissuti in cosi tanti anni.
Ciò che mi ha fatto uscire da quel gelido torpore è stato proprio un mare.
Un mare di un posto lontano da casa mia.
Un mare mosso.
Dove per restare in apnea dovevi lottare.
E per quanto quel torpore ancora mi salvasse dalla paura del cielo, del vuoto, del cambiamento, il panorama era troppo bello per vederlo solo vagamente.
Salivo sempre di più senza neanche rendermene conto.
Ad un certo punto mi sono ritrovata in bisogno d'aria.
Un bisogno straziante.
Non sapevo che quel girono sarei uscita da quello stato.
Per anni ho lottato per uscirne e poi d'un tratto ne ero fuori.
Tutto era nitido,tanto da sembrare confusionario.
C'erano persone mai viste che mi circondavano.
Stavolta però, mi ballavano intorno a ritmo di raggheton e mi tenevano la mano.
Avvolta da mille luci colorate e accarezzata dal fumo che proveniva dal palco mi sentivo perfettamene orientata.
Solitamente dopo i viaggi quando torno a casa piango.
Pensando che tutta quella spensieratezza resterà li.
Pensando che questa città, questi quartieri, mi conoscono troppo bene per poter scappare da un passato che ormai mi ha dato una determinata etichetta.
Stavolta no, sorridevo perchè sono giunta alla consapevolezza che io sono entrambe le parti che prima non avevo mai pensato potessero combaciare così fluidamente.
Una volta tornata, ho guardato un ragazzo conosciuto li che vive qui.
Gli ho detto "Partiamo."
Contro tutte le mie aspettative ha acconsetito e con altri ragazzi siamo ripartiti.
Per me è stato il primo viaggio solo con amici senza famiglia.
E ho capito che posso farcela anche da sola.
Senza bisogno di correre ai ripari maggiori.
Mio padre non era d'accordo, ma anche qui per la prima volta il mio bisogno di vivere ha avuto la meglio.
Di fatto per la vera prima volta mi sono battuta fino alla fine per ciò in cui credevo.
Tornata poi dopo la vancanza.
Mio padre mi ha detto:"Brava, sono fiero di te, mi sbagliavo."
Non posso dire che a volte quel torpore freddo non cerca di inghiottimi.
Allora guardo le polaroid attaccate al mio armadio.
E mi ricordo perchè ho voluto uscirne.
Il sorriso dei miei amici, la libertà datomi dai miei genitori dopo 19 anni, il sole.
Mi salvano, mi salvo.
L'aver spezzato la monotonia mi ha salvato.
Il coraggio di fare le valigie e partire.
La forza di scontrarmi con le persone per ciò in cui credo.
Si dice che le cose più belle arrivano quando smetti di cercarle e che la vita va vissuta in ogni suo secondo come fosse l'ultimo.
E allora ogni volta che mi rincastrerò nella monotonia, nella sua forma negativa alzerò il volume della musica.
Andrò al mare, facendomi accarezzare da quel freddo tanto familiare ma guardando il cielo.
Respirando a pieni polmoni perchè sono uscita dall'apnea.
Cosi chiamo la mia estate 2019.
Ad un certo punto, il mondo ha mutato la sua forma.
Le abitudini si sono fammentate.
Per tanti anni, mi è sembrato di vivere in una sorta di apnea.
Già da diversi mesi, vedevo il cielo ondulare sopra la superficie dell'acqua che da tanti anni mi avvolgeva nel suo gelido abbraccio.
Oserei anche dire che per quanto gelida fosse quell'acqua era talmente familiare che mi calmava.
Pensandoci ora nella mia mente scorrono frammenti sparsi.
Tutti troppo simili tra loro per essere stati vissuti in cosi tanti anni.
Ciò che mi ha fatto uscire da quel gelido torpore è stato proprio un mare.
Un mare di un posto lontano da casa mia.
Un mare mosso.
Dove per restare in apnea dovevi lottare.
E per quanto quel torpore ancora mi salvasse dalla paura del cielo, del vuoto, del cambiamento, il panorama era troppo bello per vederlo solo vagamente.
Salivo sempre di più senza neanche rendermene conto.
Ad un certo punto mi sono ritrovata in bisogno d'aria.
Un bisogno straziante.
Non sapevo che quel girono sarei uscita da quello stato.
Per anni ho lottato per uscirne e poi d'un tratto ne ero fuori.
Tutto era nitido,tanto da sembrare confusionario.
C'erano persone mai viste che mi circondavano.
Stavolta però, mi ballavano intorno a ritmo di raggheton e mi tenevano la mano.
Avvolta da mille luci colorate e accarezzata dal fumo che proveniva dal palco mi sentivo perfettamene orientata.
Solitamente dopo i viaggi quando torno a casa piango.
Pensando che tutta quella spensieratezza resterà li.
Pensando che questa città, questi quartieri, mi conoscono troppo bene per poter scappare da un passato che ormai mi ha dato una determinata etichetta.
Stavolta no, sorridevo perchè sono giunta alla consapevolezza che io sono entrambe le parti che prima non avevo mai pensato potessero combaciare così fluidamente.
Una volta tornata, ho guardato un ragazzo conosciuto li che vive qui.
Gli ho detto "Partiamo."
Contro tutte le mie aspettative ha acconsetito e con altri ragazzi siamo ripartiti.
Per me è stato il primo viaggio solo con amici senza famiglia.
E ho capito che posso farcela anche da sola.
Senza bisogno di correre ai ripari maggiori.
Mio padre non era d'accordo, ma anche qui per la prima volta il mio bisogno di vivere ha avuto la meglio.
Di fatto per la vera prima volta mi sono battuta fino alla fine per ciò in cui credevo.
Tornata poi dopo la vancanza.
Mio padre mi ha detto:"Brava, sono fiero di te, mi sbagliavo."
Non posso dire che a volte quel torpore freddo non cerca di inghiottimi.
Allora guardo le polaroid attaccate al mio armadio.
E mi ricordo perchè ho voluto uscirne.
Il sorriso dei miei amici, la libertà datomi dai miei genitori dopo 19 anni, il sole.
Mi salvano, mi salvo.
L'aver spezzato la monotonia mi ha salvato.
Il coraggio di fare le valigie e partire.
La forza di scontrarmi con le persone per ciò in cui credo.
Si dice che le cose più belle arrivano quando smetti di cercarle e che la vita va vissuta in ogni suo secondo come fosse l'ultimo.
E allora ogni volta che mi rincastrerò nella monotonia, nella sua forma negativa alzerò il volume della musica.
Andrò al mare, facendomi accarezzare da quel freddo tanto familiare ma guardando il cielo.
Respirando a pieni polmoni perchè sono uscita dall'apnea.
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