come diventare insegnante alle elementari

Diventare insegnanti e lavorare nella scuola pubblica è il desiderio di molti giovani laureati; tuttavia, come dimostra l’alto numero di precari nella scuola, diventare un docente di ruolo non è per niente semplice.
Per questo motivo l’ultimo Governo di Centrosinistra prima, e il Governo Conte (M5S-Lega) poi, hanno modificato l’iter per diventare insegnanti, sia nella scuola primaria e dell’infanzia che per quella secondaria (di I e II grado).
Prima della riforma del reclutamento attuata con la Buona Scuola per diventare insegnanti bisognava intraprendere un percorso molto lungo e - soprattutto - oneroso. Dopo aver conseguito la laurea, infatti, bisognava prendere l’abilitazione (il TFA) pagando una spesa d’iscrizione ai corsi universitari di circa 2.500 euro. Il problema è che l’abilitazione non dava automaticamente diritto al ruolo, poiché gli aspiranti docenti dovevano meritarselo partecipando ad un concorso scuola. Un processo a dir poco fallimentare, come testimonia l’alto numero di insegnanti precari presenti oggi in Italia. Per questo motivo il percorso per diventare insegnanti è stato riformato e - soprattutto - semplificato.
Dal prossimo concorso scuola (atteso per il 2019), infatti, l’iter per diventare insegnanti sarà differente rispetto a quello attuale visto che per insegnare non sarà più necessaria l’abilitazione, la quale è stata sostituita da un percorso di formazione iniziale e tirocinio - il cosiddetto FIT - di durata triennale, al quale avranno accesso i vincitori del concorso prima dell’immissione in ruolo.
Tuttavia il FIT rischia di sparire prima ancora della sua introduzione: nella Legge di Bilancio 2019, infatti, l’attuale Governo in carica - con il Ministro Marco Bussetti a capo del MIUR - ha dichiarato di volerlo eliminare consentendo ai vincitori del prossimo concorso di diventare immediatamente dei docenti di ruolo.
Facciamo quindi il punto della situazione analizzando quello che è il percorso necessario per diventare insegnanti di ruolo: l’iter nonché i titoli di studio, come vedremo in seguito, sono differenti per chi vuole insegnare nel polo dell’infanzia e nella primaria rispetto a quegli insegnanti che invece preferiscono lavorare nella scuola secondaria, sia di I che di II grado (medie e superiori). Partiremo da quest’ultimi, vedendo quali sono le novità introdotte dalla Buona Scuola in merito a concorsi e abilitazione.

Per insegnare nella scuola dell’infanzia o primaria è necessario:
  • aver conseguito la laurea quinquennale o magistrale in Scienze della formazione primaria (classe di laurea: LM-85 bis). Il corso di laurea in Scienze della formazione primaria è a numero programmato e ogni anno a settembre si svolgono i test d’ammissione;
  • essere in possesso del diploma magistrale o del diploma di liceo socio-psico-pedagogico, ma solo se conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002.
Entrambi i titoli permettono di partecipare al concorso ordinario per l’accesso all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria bandito dal Miur.
Quindi chi si è diplomato dopo il 2002 non ha più bisogno solo del diploma per accedere all’insegnamento, ma ha bisogno della laurea ed è vincolato a un periodo di tirocinio obbligatorio della durata di 600 ore (pari a 24 crediti) da svolgere durante l’anno accademico. Il tirocinio può essere diretto o indiretto.
Il tirocinio diretto viene svolto, durante il corso di studi universitari, presso le scuole convenzionate, in affiancamento agli insegnanti, in maniera da vivere dall’interno l’esperienza scolastica in classe e a lezione.

Il tirocinio indiretto viene svolto all’università, sotto la guida del docente supervisore o di un tutor e consiste in una serie di esperienze che lo studente tirocinante è chiamato a svolgere, come laboratori o corsi intensivi di lingua, finalizzati ad arricchire il suo bagaglio teorico.

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