Racconto Breve di Fantasia: Sandra
Mi chiamo Sandra e sono cieca, ma quando ho aperto la porta ho visto...
Mi chiamo Sandra e sono cieca, ma quando ho aperto la porta ho visto una cosa a dir poco terrificante, la cosa che più mi ha spaventa al mondo. Ma, prima di arrivare a quel punto, mi sento di dover specificare un paio di cose. Sono diventata cieca a causa di un brutto incidente quando ero piccola. L'ho vista arrivare come un treno in faccia. Non c'è mai stata speranza per me. I medici non hanno mai detto ai miei genitori che sarei potuta guarire o che non fosse permanente. Non hanno nemmeno avuto il coraggio di dargli false speranze. Per tutta la mia vita il mio essere cieca è stato, naturalmente, motivo di prese in giro e scherzi non esattamente divertenti. Si divertivano così tanto, i miei compagni del liceo, a levarmi la sedia mentre mi stavo sedendo, o a far finta di accompagnarmi in classe per poi chiudermi a chiave nel bagno facendomi passare dei grossi guai per no essere arrivata in classe in tempo. Era tutto così divertente per loro. Ma non era divertente per me. Non sono nemmeno mai riuscita a denunciare quei grandissimi bastardi. Nessuno mi credeva mai. Erano tutti contro di me, ed io lo sapevo. Ero impotente, non c'era niente che io potessi fare per vendicarmi o per fare in modo che gli altri mi dessero il rispetto che mi meritavo. Dire che sono stati gli anni peggiori della mia vita è dire troppo poco. I miei hanno provato a mandarmi in terapia, ma anche loro pensavano che mi inventassi tutto quello che tentavo disperatamente di raccontargli sui miei compagni di classe, quindi era tutto inutile.
Però, verso la fine del mio ultimo anno di liceo, un ragazzo venne da me, assicurandomi di poter fare in modo che mi tornasse la vista con un'intervento sperimentale. Come potevo dire di no? Era tutto quello che avevo sempre desiderato. E, in fondo, se mi fosse successo qualcosa durante l'intervento non me ne sarebbe importato. Non potevo più vivere in quel modo, e, se rischiare la mia vita serviva per farmi tornare la vista, mi andava più che bene. Così, con molta fatica, riuscii a rubare tutti i soldi che i miei tenevano nascosti e li diedi a questo tizio, Caleb, che mi portò da questo suo amico medico. Scoprii più tardi che, in realtà, era un medico radiato dall'albo e che cercava cavie per dimostrare quanto fosse bravo. Se lo avessi saputo probabilmente non ci sarei mai andata, ma questo ora non ha importanza. Quello che veramente ha importanza è che ho riavuto indietro la mia vista. Adesso potevo finalmente vendicarmi di quei bastardi. Ma, per farlo, nessuno doveva sapere dell'operazione che avevo fatto. Continuai a comportarmi normalmente agli occhi degli altri, continuai a comportarmi come se fossi ancora cieca, mentre, tuttavia, organizzavo la mia vendetta.
Cominciai con Carlo, colui che più di tutti mi aveva torturato negli ultimi anni. Lui aveva rovinato la mia vita, ora toccava a me rovinare la sua. Lo feci sembrare un incidente. Era casualmente stato investito da un pirata della strada, perdendo così l'uso delle gambe. Non volevo ucciderlo, non subito, per lo meno. Mentre era ancora ricoverato in ospedale lo andai a trovare e gli rivelai il mio segreto, per poi, naturalmente, soffocarlo e lavarmi il probloema di torno.
La mia vittima successiva furono Maria e Vincenzo, una coppietta a dir poco odiosa che aveva preso di mira almeno una cinquantina di persone durante i loro anni a scuola. Questa volta lo feci sembrare un suicidio. Buttai Vincenzo giù da un ponte, in memoria di quando lui mi ficcava la testa dentro il water e tirava l'acqua. Mi studiai anche la sua scrittura e scrissi un biglietto d'addio. Non feci niente a Maria, si stava già torturando abbastanza da sola. Ed anche qui, così, nessuno mi scoprì.
Il terzo obbiettivo fu Francesca. Lei era la peggiore di tutte. Aveva fatto credere a tutti i professori che fossi io quella che la torturava, facendomi perdere quei pochi amici che avevo e facendomi addirittura sospendere. Questa volta non riuscii a farlo sembrare un incidente. La accoltellai, più di una volta. Fu così liberatorio. Adoravo la sete di sangue, ed adoravo ancora di più il suo volto mentre la stavo ammazzando. è stata l'esperienza più bella della mia vita. Nessuno sospettò mai di me. In fondo, io ero solo una povera ragazza cieca, no?
Ma ora torniamo a quella porta. Era la porta che conduceva al mio seminterrato, dove avevo nascosto tutti i piani delle mie vendette. Mi recai in quel luogo per pianificare la quarta vendetta, ma, quando aprii quella porta, mi trovai davanti uno spettacolo terrificante. C'era il corpo del medico che mi aveva operata in mezzo alla stanza, col collo spezzato e la gola tagliata. E, come se non bastasse, tutti i miei appunti e tutte le foto che avevo fatto erano scomparsi. Qualcuno mi aveva scoperto. Cazzo. Ero nei casini. Dovevo scoprire chi aveva ucciso il mio dottore, dovevo scoprire chi altro dovevo fare fuori. E così passai dall'essere l'assassina all'essere la detective di un caso sempre più contorto.
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