Dipendenza dal dolore
Oggi parlerò della dipendenza provocata dal dolore. Quando si parla della dipendenza si pensa subito alle droghe, alle sigarette, al cioccolato o alla dipendenza affettiva. Non tutti sanno che molti sono dipendenti dal malessere, me compresa. Le persone in questione si trovano molto più a loro agio a stare male o a farsi del male, perchè non riescono ad essere totalmente autonome nella tranquillità e non provano piacere nelle sensazioni considerate positive e il più delle volte si tende a rifiutare quello stato di pace interiore, in poche parole proviamo poco interesse nello stare bene. Queste persone tendono ad autosabotarsi quando le cose iniziano a migliorare e soprattutto a buttarsi giù al primo ostacolo, perchè solitamente ingigantiscono il problema o ne creano anche quando non ce ne sono. Molte volte il problema è la paura della felicità, del vivere una vita come tutti, di confondersi con tutta la società, e si percepisce il dolore come unica ancora in mezzo ad un mare di pesci che sanno dove andare e come vivere. Però l'autosabotaggio comporta anche una percezione della vita molto bassa, la sensazione di non andare molto lontano e la paura di fallire, la maggior parte delle volte è il motivo di inizio di un periodo caratterizzato principalmente dalla depressione. La depressione che non ti fa alzare dal letto, neanche per farti una doccia o prendere qualcosa da mangiare. Periodi vuoti, giornate tutte uguali, per me canne su canne per altri anche qualcosa di meno leggero. In questi periodi i pensieri scorrono più velocemente e si realizza di vivere, questo ovviamente influisce solo negativamente e più si va avanti e più è difficile volersi sentire bene; la felicità viene vista come qualcosa di molto lontano da dove si sta ora e per ottenerla bisogna impegnatrsi decisamente troppo per quello che ti da. Con il tempo si dimentica cosa sia la felicità e tutto si confonde, tutte le emozioni che sembrano tutte uguali, migliaia di sensazioni differenti che vengono percepite nello stesso identico modo. Ed è qui che si inizia a farsi del male, a tagliarsi, bruciarsi, provando in qualsiasi modo di trovare un dolore che sia piacevole per poi riprodurlo ogni volta di cui si ha bisogno... per vedere il dolore e sentirlo in un punto esatto per poi vederlo guarire, o almeno cosi molti dicono, per me non è cosi, per me è solo odio per la mia persona, non saper vivere come gli altri mi porta a rifuggiarmi in me stessa ma dentro di me trovo solo ragionamenti complessi, intrecciati, poco affidabili e non riesco a darmi mai una risposta e me la prendo sempre con il mio essere cosi inutile e insignificante. A volte succede anche che non sento nulla, la felicità l'ho già rifiutata diverse volte, e persa nell'apatia totale cerco di provocarmi dolore.
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